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PELLE D'UOVO

Una riflessione sull'uomo contemporaneo e i diritti umani

 

Ideazione e regia:  Domenico Franchi

Ambientazione sonora:  Mauro Montalbetti

Coordinamento allestimento:  Stefania Carnaghi

Collaborazione all'ideazione:  Monica Manara

 

Video degli studenti della Scuola di scenografia dell'Accademia d'Arte SantaGiulia di Brescia

Domenico Franchi, Veronica Bettinelli, Daniela Bonardi, Silvia Borserini, Veronica Bosis, Damiano Comelli, Roberta Consoli, Liuba Dergunova, Silvia Donagemma, Chiara Ferrara, Federico Ghidelli, Giorgio Merigo, Paola Giulia Tarletti, Roberta Zappa

 

Collaborazione all'allestimento: Michela Andreis, Nicola Buono, Gianluca Canziani, Luca Gianeasini, Roberta Recagni.

 

Brescia, Palazzo Martinengo, dal 28  gennaio al 4 marzo 2007

 

Il concetto

La pelle d'uovo è la parte più delicata e fragile del guscio d'uovo. Osservare questa delicatissima membrana mi ha fatto venire in mente un insolito paragone con l'uomo contemporaneo. Ho pensato alla sua presunzione di onnipotenza e allo stesso tempo alla profonda nevrosi e depressione che lo pervade; dunque mi sono chiesto cos'è esattamente che lo rende potenzialmente così fragile? In effetti, dietro la facciata, dove sembra condurre una vita serena e priva di problemi sostanziali, serpeggia una grande indifferenza e superficialità: spesso le nostre relazioni sociali sono così poco profonde, e formalmente codificate, che la comunicazione si esaurisce entro poche frasi convenzionali, che prevedono un certo numero di varianti, esaurite le quali non abbiamo più niente da dirci. Penso che sia proprio questa incapacità di comunicare con autenticità, l'indifferenza e la superficialità  che ne consegue, a renderlo così fragile e vulnerabile, proprio come una pelle d'uovo.


I diritti umani vengono violati quotidianamente in ogni angolo del mondo, e tutti noi pensiamo che la questione non ci riguardi: quante volte accade che mentre si sta cenando, attraverso lo schermo televisivo, osserviamo, tra una pubblicità e l'altra, scene di grandi drammi planetari, guerre, ingiustizie,  e noi lì trepidanti, in attesa che inizi il reality di turno. Ritengo sacrosanto il diritto a vivere una vita serena, ma penso anche che questa condizione sia possibile nella misura in cui ci assumiamo le nostre responsabilità facendo qualcosa a riguardo, risvegliandoci da questo incubo dorato in cui ci stiamo cullando: un po' più di attenzione verso gli altri e  di sensibilità verso chi ci chiede aiuto, un po' più di comunicazione autentica e di umanità in generale ci renderebbe più forti e solidali.

 

Il tema

L'installazione è una riflessione sulla condizione dell'uomo e sui diritti umani quali fondamento per costruire un mondo in cui la dignità dell'uomo stesso diventi un valore assoluto da preservare. I giovani artisti, coordinati da Domenico Franchi hanno elaborato 42 video/opere indagando i quattro percorsi di ricerca su cui si è costruito tutto il lavoro: la negazione dell'identità, della libertà, della proprietà e dell'umanità. Dunque la ricerca di un senso al lavoro si è concentrata sull'uomo e la negazione di questo suo status, la perdita di dignità e il senso di degrado che ne consegue. 

 

Descrizione

L'opera è composta da una grande scatola di specchio collocata sopra un riquadro nero, dentro una stanza quadrata.  Questo oggetto non verrebbe ben percepito se non fosse per i suoi spigoli neri e per le pareti in parte frantumate da colpi di mazza. Accatastati contro ogni parete ci sono quattro mucchi di indumenti e accessori divisi per categoria.  Sulle pareti della grande sala che ospita l'opera, sono collocati dei frammenti della poesia di Primo Levi  "se questo è un uomo", scritta al rovescio, dunque leggibile solo attraverso il riflesso nelle specchiere frantumate. L'interno nero della scatola ospita il cuore dell'opera costituito da  42 video/opere brevi.

Avvolge tutta l'installazione un'ambientazione sonora costituita da suoni e suggestioni vocali,  composta appositamente per l'occasione dal compositore Mauro Montalbetti, il quale ha collaborato parallelamente alla realizzazione dei video; il suono ancor più dell'immagine penetra nell'intimo dell'esperienza umana e, in questo contesto, è come se creasse una leggera vertigine emotiva.